sabato 14 maggio 2016

L'importante nella vita è farsi strada

La continua ostentazione di lussi da parvenu rappresenta in molti casi una sorta di rivalsa su una natura matrigna e su un destino da stortignàccoli, cui magari si è riusciti a sottrarsi per il rotto della cuffia. Nerino Lanucci in questo era un caso emblematico con la sua casa mediocre per posizione e costruzione ma strapiena di inutili complementi d'arredo, la sua Saab, la sua Bentley, il suo modo di abbigliarsi improntato ad una costosa ridicolaggine. Se pensiamo che a tutto questo si accompagnavano un modo di fare repellente e l'ostentazione di atteggiamenti, opinioni e valori di cui si sarebbe vergognato un magnaccia con la sifilide si ottiene un quadro d'insieme tale da indurre quanti lo incontravano per strada a cambiare senz'altro marciapiede.
Un giorno lontano, quando ancora di là da venire era il guiderdone strameritato per le oscenità perpetrate un giorno sì e l'altro pure, Nerino Lanucci era arrivato in ditta alla guida di un SUV costosissimo e decisamente fuori misura, considerato il fatto che Nerino era alto un metro e cinquantasei. Una specie di tragedia dell'ergonomia, di cui Nerino non aveva ovviamente tenuto conto alcuno al momento dell'acquisto.
Gli ricordò la cosa invece un suo ex compagno di brigata, di quelli che da ragazzi si ritrovavano nei circoli ricreativi, al bar o all'oratorio e che la vita ora separa ora riunisce a seconda del caso, delle circostanze e delle carriere. Un ex compagno di brigata che di carriera non ne aveva fatta poi molta, campando anzi alla bell'e meglio facendo l'autista di furgoni.
Che a Campo trasportano una cosa soltanto.
Arrivato nel piazzale della Premiata Ditta per consegnare pezze lavorate, questo signore aveva visto Nerino scendere da quella specie di catafalco a quattro ruote e si era rivolto esterrefatto ad uno dei magazzinieri.
"Ma come... Ma è Nerino, quello!? Ma come... Che ci fa lui, qui?!"
"...Eh, è uno dei titolari!"
"Ma chi?! Lui?! Ma se non era capace di fare un cazzo e tutti lo scansavano perché barava a carte tutte le volte... Sai come lo chiamavamo? Vaso lo chiamavamo: come la tazza del cesso!"
Poi era andato a salutarlo: "Vasoooo!!! Quant'era che non ti vedevo! Ma hai fatto soldi, eh?!"
A quel punto aveva ammiccato con fare teatrale alla vetturetta da cui Nerino era sceso, e con altri gesti aveva fatto riferimento alla sua altezza: "Oh, ma come fai per salire e per scendere... Ti porti dietro uno sgabello, vero...?"

Dopo qualche tempo il SUV sparì.
Vaso non doveva aver gradito.
E poi per portare le mazze da golf ci sono anche altri sistemi.

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