sabato 9 febbraio 2019

Termina la breve stagione di Patrizio Riva, consulente sedicente (o sedicente consulente, fate voi).

Il giorno precedente l'inizio della già descritta e importantissima fiera parigina di settore, dopo aver sparigliato carte, organizzazione, itinerari, logistica, tempistica, campionario, sistemazioni alberghiere, fondi cassa e catering, Patrizio Riva si decise finalmente a dare il benestare per la partenza.
Durante la permanenza in Francia non mandò né un SMS né un messaggio né una mail né un qualsiasi segno di vita che facesse trarre qualche auspicio sulle sorti della trasferta, sull'andamento delle campionature, sui tagli da preparare al volo, magari su auspicabile richiesta di qualcuno dei tanti, troppi clienti importanti che Nerino aveva circuito, ingannato, vilipeso o tradito per tanto, troppo tempo e che fosse di memoria tanto labile da consentire alla Premiata Ditta di farsi sotto un'altra volta.
Non che le maestranze ci sperassero molto; le giornate trascorrevano fra moti di spalle, allargamenti di braccia e pratiche sbrigate di malavoglia ad attestare la poca o punta fiducia che il basso ma sgradevole, l'assertivo ma fanfarone, il viscido ma imprevedibile Riva ispirava a tutti.
Tranne che alle sorelle Redentori, ormai accalappiate e costrette a ballare in una danza di cui non conoscevano né i passi né la musica e che si facevano portare avanti da una sostanziale incoscienza sotto lo sguardo vigile di Gianna Patrizi, sempre più attenta a ostentare la propria indispensabilità aziendale e a mettere la sordina al suo ruolo di custode, scrivano e soprattutto complice delle cialtronate e degli arraffi dell'illacrimato estinto.
Intanto che Patrizio Riva rispettava la kasherut divorando mortadella in riva alla Senna in compagnia di un team commerciale ridotto ai minimi termini dalle esecuzioni extragiudiziali, Gianna faceva in modo da assicurarsi la soft exit da una situazione che poteva ancora stritolarla suggerendo i passi successivi alle sempre più disorientate Redentori, che passavano dalla blanda curiosità alla completa abulia man mano che nuovi tasselli si aggiungevano a comporre il mosaico del disastro.
E altri indizi sulla vera natura del sedicente ebreo andavano col passar del tempo a completare il poco lusinghiero ritratto del signor Riva già abbozzato dal sobrio Pino Pierini fin dal primissimo momento. In un'epoca in cui anche i cani randagi rendicontano puntuali su qualche "social media" la propria quotidianità -e la cosa vale a maggior ragione per imprenditori o presunti tali, consulenti o sedicenti tali- Patrizio Riva risultava curiosamente inafferrabile e figurava poco o nulla; gli unici indizi reperiti sulle sue ostentate iniziative imprenditoriali e sui suoi folgoranti successi portavano a un pretenzioso e inutile fashion bar aperto a Campo qualche anno prima, e durato giusto il tempo di farsi svaligiare un paio di volte.
Il ritorno della truppa da Parigi non ebbe nulla della frenesia attivista con cui normalmente si concludevano le trasferte. Gli ordini di campionatura passarono alla Baranidze con una calma mai vista, la gloriosa cassa da imballaggio col materiale per le trasferte riprese la sua collocazione in magazzino ancorché sconciata dal biancastro patriziesco, e tutto tornò a svolgersi nella abulia tetra di cui si è già lungamente trattato... fino a quando, nell'immediato e per rapidissime tappe successive, i componenti dell'ufficio tecnico della Premiata Ditta sparirono alla spicciolata alla volta di altri lidi con un'unica eccezione, lasciando di fatto sguarnito l'intero settore produzione e disperdendo il know how aziendale, che Nerino aveva preferito lasciare alla memoria dei tecnici e di qualche appunto volante anziché sistematizzare in qualche modo perché il rischio era, come sempre, che le informazioni finissero prima o poi nelle mani sbagliate. Insomma, nell'epoca che prospetta l'ufficio senza carta una miriade di informazioni sulla composizione degli articoli, sul costo delle materie prime, sui costi di lavorazione e soprattutto sui terzisti da evitare perché presi in giro (se non proprio truffati) da Nerino era affidata a fogli volanti, faldoni e memoria dei singoli.
E poi a Campo le cose sono sempre state fatte in un certo modo, vale a dire spiegandosi a gesti, interiezioni, imprecazioni e bestemmie; perché mai cambiare un approccio alla produzione e alla vendita che hanno funzionato tanto bene, producendo tanta ricchezza.
Ora, personale commerciale decimato e tecnici spariti significano due cose. Nessuna penetrazione di mercato e nessuno a dare seguito produttivo a eventuali ordinativi. Proprio quello che ci vuole per una ripresa dell'attività.
Il tutto si verificò praticamente in capo a tre giorni, e senza che nessuno si curasse minimamente di correre ai ripari.
Anzi.
Nell'imbrunire di una giornata qualunque a fine gennaio, lo stesso consulente del lavoro nella cui anticamera Patrizio Riva aveva ciondolato chissà quanto in attesa di carne fresca si presentò in ufficio amministazione.
Chiamati uno per volta, due terzi dei superstiti compreso chi scrive si sentirono schiaffare in ferie prima e in cassa integrazione a seguire, sine die e senza prospettiva alcuna. Le sorelle Redentori, facendone dare annuncio al consulente, trovarono anche il modo di risparmiare qualche decina di euro di corrispondenza raccomandata, paludando la cosa dietro la patetica forma della delicatezza verso maestranze tanto fedeli e affezionate. Come sempre in questi casi, mistero e silenzio sovrintendevano alle motivazioni della decisione anche se fu subito chiaro che gli esclusi dalla drastica misura contemplavano Gianna Patrizi e pochissimi altri, il che fa pensare che l'attivismo premuroso dell'Amministrativa Taciturna avesse pesato non poco sulla scelta delle teste da troncare e pazienza se di fatto l'attività della Premiata Ditta ne veniva paralizzata in ogni settore con tanti saluti a qualsiasi prospettiva di ripresa per ipotetica che fosse.
Dopo qualche altro giorno tascorso non è dato sapere come ma verosimilmente ostentando lo stesso attivismo inconcludente che tanto lo aveva fatto disprezzare, Patrizio Riva realizzò finalmente che la Premiata Ditta era un osso tutt'altro che polputo.
Insomma, non c'era nulla da arraffare.
Cosa diavolo ci stava a fare, lui.
Cominciò a dirarare la propria presenza e a diluire il proprio impegno; ad un mese circa dalla visita del suo sodale (e sicuramente complice in chissà quante operazioncine dello stesso costruttivo genere) si congedò dalle sorelle Redentori con due parole per iscritto... e sparì chissà dove.
Non male, come operazione di rilancio.