domenica 28 febbraio 2016

La fine dell'inizio

...O L'inizio della fine, perché no.

Il sole di un bel mattino di tarda primavera accoglie lo scrivente al suo arrivo sul luogo di lavoro, in una zona industriale di recente realizzazione a sud della città di Campo. Verso dieci alle nove, di solito, tutti sono già in trincea: magazzino, campionario, uffici commerciali, ufficio tecnico... si aspetta solo l'arrivo del padrone, che può verificarsi in un momento qualunque compreso tra le zero e le ventiquattro e che dipende da molti fattori: bagordi della sera prima, bagordi della sera prima, bagordi della sera prima, viaggi di "lavoro", litigi con rappresentanti e fornitori da mesi o anni in attesa di avere quanto gli spetta e, in qualche remotissimo caso, persino dalle esigenze della produzione.
Quel bel mattino di tarda primavera invece le maestranze sono quasi tutte in piedi nell'androne dello stabile.
Silenziosissime.
"...Hai saputo...?"

Di solito quando ti approcciano così non è per dirti che qualcuno ha vinto alla lotteria.
"...No che non ho saputo; in questa ditta nessuno mi dice mai nulla di nulla..." ...come ai mariti cornuti, ci sarebbe stato da aggiungere, ma la gravità delle facce e delle braccia conserte consiglia di evitare espressioni troppo colorite.
"...E' morto Nerino..."
Insomma, la sera precedente il padrone si era recato a giocare a squash con gli amici, in un circolo ricreativo della zona. Pare gli facesse un po' male la gola; aveva smesso poco dopo il secondo gioco ed era andato a farsi la doccia. Poi era andato al bar del circolo dove avevano prenotato il campo: aveva chiesto un bicchiere d'acqua e ci aveva sciolto dello zucchero che era andato a prendere in macchina.
Il barista lo aveva visto sempre meno presente e gli aveva chiesto se aveva bisogno di qualcosa. "...Chiama il centodiciotto..."
Gli erano mancate le gambe ed era fracassato a terra, battendo il viso sul bancone. Non aveva fatto alcun tentativo di parare il colpo.
L'ambulanza non ha potuto far nulla: Nerino Lanucci aveva già lasciato hanc lacrimarum vallem (lui ci piangeva molto volentieri) in mezzo al gruppetto di amici esterrefatti.

Una rapida e silenziosa conta dei presenti fa registrare l'assenza non certo irrilevante -il perché lo si capirà con calma- di Gianna Patrizi e di Koka Baranidze. La prima viene reperita nell'ufficio amministrazione al primo piano, in preda ad un pianto tanto inconsolabile quanto giustificato: avremo modo di tornare con calma sulla fondatezza delle sue preoccupazioni, ed i lettori capiranno presto anche perché la signorina Patrizi sia stata tra i pochi a reagire alla morte di Nerino con sincero ed evidente dolore.
Per la Baranidze la ricerca è ancora più semplice: nessuno sa che fine abbia fatto, e tanto basti. 
Comincia una mattinata surreale, trascorsa per lo più chiacchierando, ciondolando qua e là, facendosi gli affari propri su internet, inviando decine di messaggi di posta elettronica per informare clienti e fornitori di quanto successo e comunicando in vari modi con amici e parenti. Dopo qualche ora si viene a sapere che la salma del padrone è stata composta ed esposta presso la sede di una antica e pia confraternita, in via Vituperio da Campo.

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