venerdì 4 marzo 2016

Andare avanti

Tra una cosa e l'altra chi scrive ha lavorato per Bellestoffe Group per una quindicina d'anni e in tutto questo tempo avrà partecipato, forse, a tre riunioni aziendali. Questo in un mondo in cui in teoria ci sono riunioni continue, il più delle volte eccellenti come scuse per non rispondere al telefono e per farsi gli affari propri, magari non visti, in qualche angolo degli uffici.
Le prime due sono state un proseguimento delle invettive quotidiane con altri mezzi: il padrone sbraitava, e stop.
La settimana dopo l'inumazione del caro estinto (o il sotterramento del cacca, a seconda della fazione con cui ci si vuole schierare) si tiene invece un'assemblea dai toni molto ovattati e composti, e c'era suo motivo.
In minuti sei e mezzo Viridiana Lanucci, sorella del padrone e titolare di una manciatina di azioni, spiega di aver fatto le mosse necessarie "per far ripartire la ditta" e che "tutti d'ora in poi devono impegnarsi doppiamente".
Fine.
Seduta accanto a chi scrive, silenziosissima, la ex favorita Koka Baranidze che ha ottimi motivi per tacere e meditare. L'Onnipotente ed irato Dio del Vecchio Testamento, quello che scaglia urlando nell'Abisso l'animaccia nera dei fornicatori perché le tocchi per destino l'eterna dannazione, aveva già iniziato a presentarle il conto della sua più volte emersa propensione alla delazione.

Lavorare in un campionario tessile significa scegliere, sovrapporre, tagliare, incorniciare e spedire pezzi di stoffa e cartelle colori. Il lavoro non è pulitissimo e ci si impolvera un po' cosicché le campionariste non sono solite fare sfoggio di eleganza: abbondano tute da ginnastica, pantaloni militari e altri indumenti resistenti e comodi. Koka Baranidze invece si presenta ogni mattina (con molto comodo, come si è visto) in tacco dodici ed abbigliamento ricercato: una miriade di capi che molto difficilmente potrebbe concedersi con le sole entrate del proprio lavoro.
Di quello ufficiale, almeno.
Così conciata ha percorso in via ahilei provvisoria un bel pezzo di carriera: campionarista, capo campionarista (il padrone cacciò l'altra dipendente, con ogni evidenza meno disponibile di quanto avrebbe dovuto), accompagnatrice ufficiale (i piccioncini andarono insieme a Tokio ad una fiera tessile lasciando a casa il personale del commerciale estero... perfetto, avanti tutta così), responsabile immagine, stilista.
Con quel nefasto giorno di fine primavera, dalla sera alla mattina la povera Koka si è trovata peggio della Du Barry.
La contessa du Barry è stata l'ultima favorita di Luigi XV, quella che alla morte del sovrano venne allontanata con sollecitudine dalla reggia di Versailles che è un modo delicato per dire che la schiodarono di lì a calcagnate nel solco perineale. Dopo qualche annetto se ne rammentarono i rivoluzionari, che prima la frugarono bene bene a caccia di quattrini residui e poi le fissarono un appuntamento la mattina presto in piazza: un certo Sanson cercava modelle civettuole per sperimentare una cura radicale per i capelli bianchi.
Prima però dicono che ci volle del bello e del buono a tenerla ferma in dodici e a legarla come un salame, ché non ne voleva sapere di star buona, accidenti a lei. Guarda un po' te se un onesto carnefice di stato deve far di queste sudate...
Fatte le debite proporzioni e soprattutto stante l'assenza di ghigliottine utilizzabili, alla favorita del de cuius repentinamente a contatto di gomito con decine di persone che la disprezzavano e senza nessuno che la difendesse nemmeno in nome di una qualche residua carità cristiana, toccò da quel giorno in poi una lunga, lunga, lunga serie di risatine di scherno, rutti in faccia emessi per sapiente caso e vaffanculo a mezza bocca.

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