domenica 27 marzo 2016

Un Cambronne di provincia

A circa un mese di distanza dalla morte di Nerino Lanucci la Premiata Ditta pare si sia rimessa in carreggiata; il timone ce l'ha Viridiana Lanucci che si è addossata stoicamente l'incombenza ma che a giudizio di tutti, in Bellestoffe Group, non è in grado di interiorizzare implicazioni, incombenze e conseguenze del suo nuovo ruolo.
Titolare solo sulla carta, la sorella di Nerino si è sempre rimessa alle decisioni del fratello che tollerava critiche, consigli ed osservazioni come un toro tollera il rosso, anche perché dietro ogni abbozzo di critica, ogni consiglio, ogni osservazione -specie se avanzati da soci o (peggio) sottoposti- poteva celarsi un tentativo di capire qualcosa di una gestione risaputamente ai limiti del delinquenziale. Viridiana è arrivata dunque alla piena maturità assolutamente digiuna di qualunque competenza gestionale e manageriale e, cosa altrettanto grave, in rapporti meno che buoni con la cognata.
Teresa Redentori vedova Lanucci non si era mai curata di informarsi in maniera troppo accurata delle attività "imprenditoriali" del marito, limitandosi a vivere tra gli agi senza porsi troppe domande; aveva dovuto cambiare registro ad esequie avvenute, perché le pratiche per la successione dovevano comunque prendere il via.
Al suo inatteso presentarsi in ditta per recuperare vari effetti personali di Nerino, ivi compresi il pc portatile ed i famosi telefoni, chi scrive fu caldamente consigliato da Viridiana di rendersi irreperibile e di non fare parola né dei cellulari né delle proprie competenze e prerogative in materia di password, dati personali e quant'altro.
Nerino aveva occupato un ampio ufficio dipinto a colori chiassosi e lo aveva arredato con un guazzabuglio di mobilacci da due lire che nelle intenzioni dovevano fare da contraltare al prezioso antiquariato che rendeva una visita all'ufficio del Padre Fondatore Numero Uno impegnativa come un tour museale. Come toilette d'elezione Nerino usava quella dirimpetto all'ufficio, e chi scrive andò a rintanarvisi proprio mentre la vedova Lanucci saliva le scale.
I sanitari -due, in due box distinti- presentavano abbondantissime tracce di recente e poco rispettoso utilizzo.
Mesi prima su ordine di un Nerino più indisponente del consueto si era dovuto provvedere a cartelli che esortavano l'utenza a lasciare tutto quanto in accettabili condizioni di igiene. In un ambiente di lavoro in pieno XXI secolo, frequentato per lo più da ultratrentenni con famiglia a carico, si era dovuti arrivare ad occuparsi di tanto vitale questione perché qualche astioso appartenente al personale impiegatizio si era accorto degli orari di discarica delle interiora del "signor" Lanucci, e faceva spesso in modo da fargli trovare il bagno in condizioni ripugnanti allontanandosi poi senza che Nerino fosse mai riuscito a coglierlo sul fatto.
A quanto si poteva constatare l'abitudine era proseguita anche dopo la dipartita di Nerino, l'aveva avuta vinta sull'industrioso affaccendarsi del personale delle pulizie e aveva fatto di quella stanzetta un ambiente pochissimo piacevole raccomandazioni nonostante.
Degno di escrementi da vivo, degno di escrementi da morto.
Un quadro rivelatore, abbandonato con premura appena la vedova ebbe imboccato la porta dell'ufficio.

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